Cultura e Storia

Scoperte e esplorazioni

Scoperte e esplorazioni che hanno cambiato la storia del uomo

Scoperte.Nella lunghissima storia umana, che si estende nell’arco di milioni di anni, le esplorazioni hanno sempre giocato un ruolo decisivo.

Gli antenati molto lontani della nostra specie, cioè gli Australopitechi,

vivevano in un mondo senza alcuna certezza tranne quella del cambiamento costante e del dover lottare continuamente per la sopravvivenza;

quasi 4 milioni di anni dopo, noi Homo Sapiens Sapiens viviamo in un mondo ancora governato da questa sottile e implicita legge, solo raffinatasi di infiniti ordini di grandezza e presente oggi in forme completamente diverse.

È opinione praticamente unanime tra gli studiosi che l’umanità abbia avuto origine nel Corno d’Africa, in un’area geografica nota come Rift Valley.

Da lì siamo arrivati a colonizzare la quasi totalità delle terre emerse: oggi come allora si cercano nuovi territori, spinti dal fascino dell’ignoto,

e dal fascino che la scoperta di qualcosa di nuovo porta inevitabilmente con sé,

con anche il sogno concreto di trovare delle incredibili ricchezze laddove siamo o crediamo di essere i primi a mettere piede.

Considerando quindi gli ultimi 1000 anni di storia, è evidente che ci siano state delle scoperte e delle esplorazioni epocali, che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità e che possono a pieno titolo essere considerate tra gli eventi più importanti in assoluto di quella storia che tutti noi come esseri umani condividiamo.

Disclaimer: vi sto per raccontare di quella che probabilmente è “LA” scoperta epocale da un punto di vista eurocentrico;

è purtroppo inevitabile avere accesso a più fonti provenienti dal mio continente di provenienza,

cercherò comunque di includere anche un quadro più generale di tali terre e relative scoperte.

1492: la scoperta dell’America

Scoperte.All’inizio del secondo millennio d.C., il commercio di spezie tra l’Europa e le Indie Orientali era ormai ben stabilito.

Si passava per due strade: via terra con la Via della Seta, e via mare partendo dall’Egitto e lambendo l’Oceano Indiano sino all’odierna India. Trovare un passaggio alternativo per le Indie era il sogno di esploratori, commercianti e governatori.

Basandosi sulle carte geografiche del fratello e sui testi che leggeva continuamente, tra i quali Il Milione di Marco Polo, Colombo si convinse che a ovest delle colonne d’Ercole doveva esserci qualche terra, e passò alcuni anni a cercare finanziatori per salpare da un porto iberico affacciato sull’Atlantico e tentare di fare la storia.

Nei primi mesi del 1492 riuscì dopo varie peregrinazioni a convincere Ferdinando II di Aragona e sua moglie Isabella, e a partire.

La mattina del 12 ottobre 1492, dopo quella che era ormai un’odissea, Colombo e i suoi marinai avvistarono la terraferma.

Riuscirono a sbarcare e venne chiamata Isola di San Salvador. Circa due settimane dopo, approdarono nell’estremo est di quella che oggi conosciamo essere Cuba.

Colombo, influenzato anche dalla lettura di Marco Polo,

era convinto di trovarsi all’estremo oriente asiatico, e che quello fosse davvero un passaggio per le Indie orientali.

Al ritorno in Spagna, parlò con entusiasmo della ricchezza a livello di spezie e fauna delle “terre indiane oltre il Gange”, ignorando di aver visitato un continente interamente nuovo.

Cristoforo Colombo fece altri quattro viaggi nelle Americhe, fino al 1504, ma non seppe mai di essere approdato in un nuovo continente.

L’importanza delle sue scoperte non fu affatto compresa dai reali spagnoli del suo tempo, pur se meno di un secolo dopo la Spagna depredò ferocemente buona parte del continente americano.

Questo ammiraglio genovese, sognatore, abile ma spesso sul lastrico e dal carattere difficile, non aveva idea di essere la persona che avrebbe cambiato per sempre, con effetti di cui ancora oggi viviamo profonde conseguenze, la storia del mondo intero…

Prima dell’arrivo degli europei, popolazioni umane hanno abitato il continente americano in pianta stabile, si stima, per circa 14.000 anni, numero che alcuni studiosi fanno salire fino a 25.000.

Probabilmente giunsero tramite lo Stretto di Bering, ancora oggi ponte tra Russia e Alaska, che ai tempi delle ultime ere glaciali era abbastanza solido per essere attraversato.

Sono state infatti osservate diverse somiglianze tra alcuni popoli indigeni americani, su tutti gli Inuit, e i popoli siberiani, a livello genetico e di lingua.

In ogni caso, tecnicamente Colombo non fu la prima persona di “questa parte di mondo” a mettere piede in America scoprendola attraverso un viaggio lungo e finalizzato al raggiungere nuove frontiere.

Nel tardo 10° secolo i norvegesi, che avevano già colonizzato l’ancora completamente disabitata Islanda, giunsero fino in Groenlandia e ivi fondarono degli insediamenti che restarono in piedi fino al 15° secolo,

Abbiamo un’ottima testimonianza letteraria di questi avvenimenti nella Saga di Erik il Rosso, storia di un colono islandese che, cacciato da questa terra, si insediò in terre ancora più nordiche.

Fu però stupefacente ciò che i vichinghi riuscirono a scoprire dopo la Groenlandia,

utilizzando quest’ultima come avamposto:

continuando a navigare scoprirono un “luogo in cui il grano e l’uva crescevano spontaneamente” chiamato Vinland.

Ci sono evidenze storiche e archeologiche che trovano nel Vinland l’odierna provincia canadese di Newfoundland.

Si può quindi dire che anche se alcuni insediamenti scandinavi non durarono,

con i rispettivi pregi come il fatto che non annientarono le popolazioni native del continente,

i vichinghi si resero protagonisti di notevoli exploit, ed erano, per quanto un popolo di guerrieri, anche un popolo di ottimi navigatori ed esploratori.

Episodio 1:Il Pellegrinaggio nel Medioevo

Episodio 3:I Vichinghi e il rapporto con il viaggio 

Articolo di:Roberto Lippi

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